Fiuggi Terme e relax
‘ Uno dei centri più importanti della ‘ regione, meta di turismo congressuale e termale, è Fiuggi, che merita una visita per rigenerarsi.
Si può andare anche alla ricerca di natura, di castelli e di abbazie. Casamari è una delle Abbazie più importanti del comprensorio ma anche la Certosa di Trisulti non è di minore interesse. I castelli di Fumone e Monte San Giovanni Campano ci consentono invece di tuffarci nel Medioevo.
Note fin dai tempi di Plinio, le proprietà terapeutiche delle Terme di Fiuggi hanno avuto testimoni importanti come papa Bonifacio VlII e Michelangelo. Il complesso termale è composto da due stabilimenti immersi nei boschi: la Fonte Bonifacio VIlI in elegante stile liberty di cui rimane, oggi, solo il suggestivo portale di ingresso, e la Fonte Anticolana, detta anche “Fonte Nuova” che, inaugurata negli anni Venti, in una splendida posizione panoramica, offre agli ospiti piacevoli passeggiate nei giardini e nei viali alberati del grande parco.
II Teatro delle Fonti ospita ogni anno importanti eventi, spettacoli musicali, manifestazioni culturali e congressi internazionali. Ma Fiuggi non è solo terme. Di grande interesse artistico-culturale è il centro storico della città con eleganti chiese, vicoli, piazzette e lo splendido Palazzo Comunale. Nel territorio circostante, chi voglia invece rigenerarsi a contatto con la natura può visitare la “Riserva Naturale Lago di Canterno”. formata dall’altopiano in cui sorge Fiuggi e il territorio boschivo che circonda il lago, il più grande dei laghi carsici del Lazio.
La Riserva interessa i Comuni di Anagni, Fiuggi, Fumone, Torre Cajetani e Trivigliano. Il perimetro del lago rappresenta un piacevole itinerario per gli amanti della bicicletta. Un altro percorso per la mountain bike è quello che va da Fiuggi, attraverso sentieri nei boschi, fino a Fumone, per arrivare infine al Lago di Canterno.
Fino all’inizio del secolo scorso il Canterno non era ancora un vero e proprio lago e l’accumulo delle acque che defluivano dall’altopiano aveva carattere di periodicità. Recentemente, per rendere il lago un efficiente bacino idroelettrico, si è potenziato il processo di accumulo. II lago, lungo circa due chilometri e largo non più di uno, è popolato da specie tipiche delle zone umide, in particolare trampolieri e rallidi come l’airone cenerino, l’airone rosso, la garzetta e la gallinella d’acgua.
Ai piedi dei monti Ernici il paesaggio scende dolcemente verso la Piana di Fiuggi, boscoso a quote più alte e privo di alberi su tutta la piana intorno al lago. Ma è nei pressi di Collepardo, in una splendida posizione, isolata dai grandi centri abitati, a 825 metri di quota, che si trova la Certosa di Trisulti, un luogo ideale per la meditazione.
I lavori di costruzione della Certosa ebbero inizio nel 1204 su commissione del Papa Innocenzo III, anche se alcuni ruderi in abbandono testimoniano che, già nell’anno Mille, San Domenico di Foligno fece costruire un edificio monastico negli stessi luoghi. La Certosa, affidata da Innocenzo III all’Ordine benedettino, dal 1947 è assegnata ai cistercensi della vicina Abbazia di Casamari.
Nel corso dei secoli il complesso architettonico è stato più volte ampliato e ricostruito per venire incontro alle nuove esigenze dei monaci. Gli ambienti della Certosa sono distribuiti in funzione della severa vita monacale, contemplativa ma anche di duro lavoro, che si svolgeva all’interno di questi edifici.
Attraverso un portale, difeso in alto da una “caditoia” per gettare pietre o altro materiale sui nemici, si entra all’interno della poderosa cinta muraria. A metà della scalinata che conduce al piazzale superiore si trova un cancello che da accesso ad un giardino ben curato, ornato da siepi potate con figure di animali. Da qui si può visitare l’antica Farmacia, dove sono esposti in grandi vetrine i contenitori in cui si conservavano le erbe raccolte sui monti circostanti per estrarne le essenze e gli aromi e le bottigliette in cui il veleno estratto dai serpenti veniva utilizzato come antidoto o come medicinale.
Sul piazzale superiore si affacciano il palazzo di Innocenzo III, con il suo bel portico con terrazza che ospita l’antica e ricca biblioteca della Certosa, e la chiesa di San Bartolomeo. Quest’ultima, fu consacrata nel 1211 ma l’architettura è stata più volte rimaneggiata. La facciata a due ordini è del 1 768, mentre l’interno è ad una unica navata in stile gotico come l’elegante cappella maggiore.
Si notano nelle decorazioni diverse contaminazioni in stile barocco. All’interno sono conservati i resti di due cavalieri delle crociate. Alle pareti due grandi dipinti rappresentano una scena della Bibbia e la battaglia di Casamari combattuta con i Lanzichenecchi. Dal piccolo chiostro, luogo di sepoltura dei monaci, si giunge alla Sala Capitolare, di semplice e severa struttura, i cui arredi lignei sono opera degli artigiani certosini Frate Stefano e Mastro lacobo.
Attraverso il corridoio si raggiunge il grande chiostro da quale si accede al refettorio, entrambi del Settecento. Dalla Certosa si può arrivare facilmente, attraverso un sentiero suggestivo e immerso nella natura, ad un piccolo gioiello scavato nella roccia, il Santuario della Madonna delle Cese della fine del X secolo, e quindi all’eremo di S. Domenico.
Due gioielli dell’area sono poi il castello di Fumone, che si trova a pochi chilometri da Fiuggi e l’Abbazia di Casamari. Nonostante le origini remote del castello, è a partire dal X secolo che inizia la sua fama di inespugnabilità, legata al controllo diretto della potenza militare della Chiesa. Per oltre 500 anni fu utilizzato attivamente come fortezza militare per avvistamento e segnalazione e in seguito come prigione pontificia.
Tra gli illustri prigionieri si ricorda papa Celestino V, che morì il 19 maggio 1296 dopo dieci mesi di misera prigionia in una delle sue celle. La fama di inviolabilità fu confermata dai successivi inutili tentativi di conquista, perpetrati cerso cagì Imperatori Enrico VI e Federico Barbarossa.
Fu soltanto papa Gregorio IX, nel XIII secolo, a entrare a Fumone dopo un lungo assedio, e dopo aver elargito un forte riscatto con promessa di non usare le armi sugli abitanti. Dal 1584 la famiglia Longhi, discendente del pontefice Bonifacio VIII, proprietaria del Castello , lo ha trasformato nella propria residenza .
L’ingresso alla tocca dall’unico accesso di Porta Romana, fortificata e sovrastata da una torre, attraverso una strettoia in salita, rende già l’idea della fortezza. Tutto il paese si presenta con le caratteristiche de castrum medioevale con la cinta muraria rappresentata dalla linea esterna delle case. Ancora e visibile la divisione fra la fortificazione e il castello popolato: svettano diverse torri, almeno dieci sole nella via del Paradiso.
Dentro la cerchia delle mura le piccole case in pietra calcarea mostrano porte a sesto acuto e a tutto sesto, porte e finestre a mensola, bifore con graziose colonne e capitelli, pavimentazione in terracotta bianca.
L’Abbazia di Casamari rappresenta un esempio sublime di architettura gotico-cistercense e di creatività medievale. Lo splendido complesso fu rondato nel 1035 da monaci benedettini e poi completamente rimaneggiato dai cistercensi che ne presero possesso nel 1140 su ordine di papa Innocenzo II.
Dopo un periodo di splendore e di sviluppo economico grazie ad ingenti donazioni da parte di nobili, nel 1430 iniziò la decadenza che durò fino al1874 quando l’Abbazia fu dichiarata monumento nazionale e nel 1929 divenne Congregazione monastica della Santa Sede.
A Casamari la regola imponeva l’assistenza agli infermi, per cui vennero realizzate alcune strutture come la Foresteria, un ampio locale per l’accoglienza ai viandanti e ai pellegrini esausti dal viaggio; l’Herbarium Botanicum, un laboratorio per conservare e preparare le erbe medicinali per la cura dei malati; un Nosocomium ed un Valetudinarium, ossia un ospedale ed una infermeria.
L’ingresso dell’Abbazia è costituito dalla casa abbaziale, un tempo residenza dell’abate commendatario e ora adibita a foresteria. Un grande arco a tutto sesto, sotto al quale si aprono altri due archi gotici e una raffinata loggia con quattro preziose bifore in marmo, sono gli elementi principali della facciata. La chiesa è a croce latina, a tre navate con abside e transetto, il campanile è costruito sulla crociera del transetto. Pilastri con colonnine interne, mensole a cono rovesciato, archi a ogiva, il chiostro quadrato con volte a botte sono solo alcuni deqli elementi architettonici che fanno dell’Abbazia un luogo dalla bellezza commovente.
La grande Sala del Capitolo in stile gotico francese è a tre navate con pilastri su archi con volte a crociera. La geometria e la simmetria degli spazi creano armonia ed equilibrio nella forma tipico dell’architettura cistercense, che qui trova la sua migliore espressione in Italia. Il magnifico Refettorio è invece a due navate e sulle colonne dai capitelli ottagonali poggiano archi acuti e volte a vela.
Di importanza storica la Biblioteca che ospita oltre 25.000 volumi, pergamene, codici e antichi incunaboli. Nel Museo sono esposti reperti dell’antica Ceretae, la Casauria dei romani, tra cui una rara ara sacrificale. Nella Pinacoteca si possono ammirare invece opere importanti di pittori come Guercino, Francesco Solimena, Annibale Carracci e altri.
Vicino Casamari rimaniamo affascinati, infine, da Monte San Giovanni Campano, dove tra finestre antiche, balconcini e portali riccamente scolpiti in pietra calcarea, si scoprono scorci caratteristici di atmosfera medioevale. Le torri emergono tra le case che sembrano veri e propri bastioni. I resti dell’antico castello baronale testimoniano dall’alto colle di Monte San Giovanni le traversie dei tempi, specialmente degli ultimi secoli.
Costruito prima dell’anno Mille, presenta attualmente due torri, una pentagonale, l’altra a base quadrata con l’ingresso caratterizzato da un grande monolite e da un’unica finestra. Alta oggi circa 20 metri, con doppio camminamento e con le vie di fuga contenute nelle stesse mura, probabilmente la torre a base quadrata era il mastio del castello. Le carceri pontificie, di origine medioevale e poste di fronte alla torre quadrata, sono state ampliate nel Settecento. Il palazzo ducale, attiguo alle carceri, una mirabile fusione di stile romanico e gotico, originariamente era tanto alto da essere denominato la “Torre dei d’Aquino” in quanto superava in altezza la grande torre quadrata.
Oggi, in seguito a guerre e terremoti, rimangono solo tre dei cinque piani originari. Al pianterreno si trovano due sale d’armi, mentre al primo piano quattro saloni decorati con bifore dalle colonne istoriate. All’ultimo piano, dopo un largo vestibolo si entra nella cella, trasformata in cappella, detta di San Tommaso d’Aquino, nella quale, dice la leggenda, il santo filosofo fu imprigionato per due anni. Alle pareti una tela del Solimena e un trittico di scuola napoletana del Cinquecento.
Il castello, che ai tempi di massimo splendore ospitava più di un migliaio di soldati, è stato per secoli una delle inespugnabili fortezze del centro Italia. Solo nel 1495 Carlo VIlI re di Francia, diretto alla riconquista del regno di Napoli, visti ritornare i suoi ambasciatori dal Castello con nasi e orecchie mozzati, riuscì con i suoi 60.000 uomini ad entrare nella roccaforte.
Fu la prima volta che venne usata in Italia un’arma allora sconosciuta, i cannoni a polvere da sparo. La battaglia fu terribile ma non venne fatto nessun prigioniero, né tra i soldati, né tra gli abitanti. La leggenda narra che alcuni soldati tentarono la fuga attraverso la porta a sud del paese che da allora si chiama Porta dei Codardi.
Le altre due porte, delle cinque originali, sono la porta di San Rocco e quella della Scrima, l’unica di pregevole fattura. A testimonianza della vicinanza del confine tra lo Stato pontificio e il Regno di Napoli sono facilmente visibili per gli amanti delle escursioni e del trekking, le “colonnette”, piccoli cippi in pietra con scolpiti su un lato il giglio che è il simbolo del napoletano e dall’altro le due chiavi incrociate che sono invece lo stemma del papato.
… da non perdere
Orgoglio del castello è il meraviglioso giardino pensile costruito nel 1600 sulle volte dei camminamenti di guardia e in tutti i luoghi disponibili del castello, dai fossati agli spazi in termedi tra le torri. Dall’alto dei suoi 800 metri si estende su 3.500 metri quadri con uno spettacolare panorama su oltre 40 paesi. Persino il Vesuvio, quando fumava, era visibile nelle giornate terse! Il giardino del Castello di Fumone è uno dei rari esempi nel suo genere in Europa ed è tipico dell’arte del giardino classico all’italiana.
piccole curiosità
Affascinante la storia del Castello di Fumone, il cui nome nasce dall’antica funzione svolta grazie alla felice posizione geografica di dominio sull’intera valle del Sacco e sulla via Latina. Il Castello, con le segnalazioni di fumo provenienti anche da altre provincie, annunciava le invasioni dei nemici che giungevano da Sud ed erano diretti a Roma. Si tratta di un castello di grande importanza strategica, dunque, come testimoniano anche le due espressioni: “Quando Fumone fuma/ tutta la Campagna trema” e “Fumone cornuto/da tutti è veduto”