Taormina La VITA DOLCE
Nessun luogo dell’isola ha avuto nei secoli tanti illustri testimonial. In passato ci si veniva a svernare, oggi per il relax estivo. Ma poco è cambiato ….
di Elisabetta Lampe da MERIDIANI Sicilia
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Un lembo di paradiso sulla terra”. Non è necessario scomodarle tutte, le centinaia di scrittori e personaggi celebri che in ogni epoca (a cominciare dall’antichità con lo storico Diodoro Siculo) hanno decantato il fascino di Taormina.
La definizione perfetta, a giudizio dei più, è però quella coniata da Johann Wolfgang von Goethe, forse il più conosciuto tra i testimonial della cittadina siciliana. Giunto nel maggio del 1787, lo scrittore e poeta tedesco era tanto eccitato dalla visita del Teatro greco da non dare tregua a Christoph Heinrich Kniep, l’artista suo compagno di viaggio incaricato di ritrarre tutto ciò che avevano di fronte. Tratto dopo tratto, sui fogli da disegno si materializzarono così l’anfiteatro con il suo palcoscenico aperto sul mare, le insenature sottostanti, le case del villaggio e la cima fumante dell’Etna. Quella disegnata da Kniep è la stessa immagine che, da lì in avanti, sarebbe stata immortalata su migliaia di dipinti, cartoline e fotografie.
Innamorato dell’Italia e della Sicilia, Goethe incarna perfettamente l’epoca dei grand tour, i viaggi di formazione che dal tardo Settecento, e fino agli inizi del Novecento, sono stati una consuetudine per giovani aristocratici, rampolli di famiglie facoltose, intellettuali e artisti in cerca di ispirazioni.
La meta, quasi sempre, era l’Italia, non di rado abbinata alla Francia o alla Spagna. A seconda delle loro possibilità economiche, i viaggiatori (perlopiù tedeschi, inglesi e francesi, ma anche scandinavi) si spostavano per mesi o anche anni da una città d’arte all’altra. Un faticoso, e spesso avventuroso, percorso d’iniziazione compiuto a cavallo o in carrozza (più tardi anche con il treno), per esplorare sconosciuti paesaggi mediterranei, visitare i luoghi dell’antichità, apprendere lingue straniere e farsi un’idea della cultura e della vita di altri popoli.
L’entusiasmo per i paesaggi e per l’arte si accompagnava spesso a pregiudizi e a una buona dose di diffidenza verso Paesi e popoli diversi dal proprio. Così c’era chi si lamentava per la povertà inaspettata nelle città e nelle campagne, mal conciliabile con l’opulenza dei tesori d’arte.
Alcuni immaginavano che tutti gli italiani fossero abbigliati con costumi tradizionali, come attori di un immaginario teatrino, altri mal sopportavano gli schiamazzi nelle strade o l’assedio di aspiranti ciceroni in cerca di mance. A differenza di altre mete classiche come Roma, Napoli o Firenze, però, Taormina sembrava mettere d’accordo i più.
Di fronte al suo panorama anche i viaggiatori più scettici erano disposti a chiudere un occhio sull’incuria e sull’indole scarsamente laboriosa della popolazione. Stazionavano per ore sui gradini del teatro, pronti a cogliere la magia del paesaggio con sfumature e colori sempre diversi dall’alba al tramonto.
E immaginavano di rivivere la storia dell’antica Tauromenion, fondata nel IV secolo avanti Cristo su una collina a forma di toro, alta 200 metri, da greci sfuggiti all’assedio della vicina Naxos. Quando arrivarono i Romani, il teatro greco che dominava dall’alto i terrazzamenti sottostanti venne modificato con muri in mattoni, per consentire lo svolgimento di combattimenti con fiere e gladiatori. Per gli spettacoli teatrali si costruì un piccolo Odeon più in basso, vicino all’odierna chiesa di Santa Caterina e alla Naumachia, il ginnasio dove si allenavano gli atleti. Più tardi, dopo le dominazioni bizantina, araba e normanna, Taormina conobbe un periodo di relativo oblio.
A risollevare le sue sorti sarebbero stati proprio i viaggiatori dei grand tour con i loro passaparola. In particolare quelli di Otto Geleng, un artista tedesco che nel 1863 dipinse molte vedute dei paesaggi taorminesi. Quando le presentò in Germania, la reazione fu di grande stupore: come si potevano conciliare i giardini fioriti sulle tele con la cappa
di neve in cima al vulcano sullo sfondo? Geleng volle sfidare gli increduli, dichiarando che avrebbe rimborsato il viaggio a chiunque avesse dimostrato che i suoi quadri erano prodotti di fantasia. Così, per scommessa, i primi turisti arrivarono a Taormina, all’epoca ancora priva di alberghi.
Il pittore affittò loro alcune camere della propria casa e piazzò sull’ingresso un cartello con la scritta Hotel Timeo, primo nucleo di quello che oggi è uno degli alberghi panoramici più affascinanti della città. In breve tempo ne sorsero altri come il Villa Diodoro, anch’esso in splendida posizione con vista sul golfo, e il San Domenico Palace ricavato da un convento dei domenicani.
Alla fine dell’Ottocento, Taormina era già meta di aristocratici, miliardari e teste coronate che occupavano le suite più esclusive, da re Giorgio V d’Inghilterra all’imperatore tedesco Guglielmo II, dai Krupp, magnati dell’acciaio, ai banchieri Rothschild. Fra le camere più ambite c’erano quelle del Timeo, ampliato con il sostegno di Florence Trevelyan, cugina della regina Vittoria.
Dopo essersi sposata con un professore italiano, lady Florence comprò e risistemò l’Isola Bella ai piedi di Taormina, poi la Villa comunale che in origine era il parco privato della sua dimora. Intanto il pittore Geleng, che in città si era sposato (più tardi ne sarebbe anche diventato sindaco), ebbe l’idea di invitare un suo giovane amico tedesco malato di tubercolosi.
Il barone Wilhelm von Glòden, pittore mancato e fotografo omosessuale, arrivò nel 1878 e trasse subito giovamento dal clima. Ben presto le sue foto, perlopiù nudi di giovani pastori ritratti in pose ambigue “ispirate” all’antichità, suscitarono scalpore, al pari di alcune strane abitudini del loro autore, che si faceva portare acqua dal mare fino in casa per i suoi bagni. Ma quelle immagini discutibili fecero al tempo stesso da calamità per gli intellettuali gay: personaggi come Oscar Wilde, Andre Gide e, più tardi, lo scrittore americano Truman Capote, tutti assidui frequentatori di Taormina.
La cittadina ormai era diventata sinonimo di “dolce vita”, un fenomeno che ha ispirato leggende e racconti ben documentati, come quelli di Mario Bolognari, professore di antropologia culturale all’università di Messina e ex sindaco di Taormina.
Oltre che negli alberghi, gli illustri ospiti amavano risiedere in case e palazzetti nascosti fra i vicoli o in piazzette circondate da lussureggianti giardini. Una delle residenze più conosciute è lo storico bed & breakfast Casa Cuseni, scelta come bum retiro da Picasso, Tennessee Williams, Greta Garbo, Bertrand Russell e dal pittore Henry Faulkner che amava girare con una capretta al guinzaglio.
Le giornate in realtà si svolgevano con lo stesso ritmo, per tutti: di giorno le passeggiate lungo il corso Umberto, fra porta Messina e porta Catania, oppure le arrampicate su per i vicoli e le scalinate che uniscono i vari livelli terrazzati del centro storico.
Ancora oggi verso l’alto si sale fino al panoramico borgo di Castelmola, mentre per scendere al mare di Mazzarò dal 1928 esiste anche una piccola funivia. E oggi come ieri, il rito della passeggiata prevede una sosta a metà del Corso, in piazza IX Aprile, per un caffè o un aperitivo al Wunderbar: qui David Herbert Lawrence passava ore al tavolino, per scrivere. La sera, invece, tutti a guardare le stelle sulle terrazze affacciate sul mare.
Pur mantenendo la sua bellezza senza tempo, Taormina ormai non è tuttavia più quella incantata e arcaica dei tempi di Goethe. E anche l’irripetibile miscela di mito, glamour e trasgressione che attirava artisti e intellettuali fino agli anni Sessanta si è affievolita, per effetto del turismo di massa che ha capovolto la stagionalità.
Ai tempi della Belle Epoque si veniva a Taormina perlopiù d’inverno, con l’intento di sottrarsi al freddo del nord. Poco importa se le case erano umide e talvolta spazzate da venti e acquazzoni invernali: era sufficiente l’idea di trovarsi in Sicilia, per riscaldarsi.
D’estate gli alberghi restavano chiusi, e trovare un alloggio era alquanto difficile. Oggi la stagione principale è invece quella estiva, quando le spiagge sono affollate e lungo il Corso, in certe ore, ci si fa largo a fatica tra le centinaia di negozietti pieni di souvenir talvolta improbabili.
Eppure gli amministratori locali sono impegnati a restituire alla cittadina un’immagine più consona al suo illustre passato, attingendo al parterre degli illustri testimonial collezionati dall’antichità a oggi (qualche nome nel riquadro qui a sinistra). Per esempio con Taormina Arte, un ricco programma di iniziative culturali che si tengono soprattutto d’estate: mostre, concerti, opere liriche, spettacoli teatrali, balletti e molto altro.
L’appuntamento più mondano, memore del glamour di un tempo, è il Taormina Film Fest di giugno che ha appena celebrato la sua 62ma edizione con Richard Gere nelle vesti di presidente onorario e Susan Sarandon fra gli ospiti d’onore: ma sul palcoscenico del Teatro Antico sono passati Marlene Dietrich e Liz Taylor, Cary Grant e Marlon Brando.
Più recente, invece, è l’istituzione di TaoBuk, il festival internazionale del libro che a settembre festeggerà la propria sesta edizione: un omaggio a scrittori di ieri e di oggi articolato in un fitto programma di conferenze, letture e presentazioni.
A fare da cornice, l’immancabile Teatro Antico insieme con altri luoghi di culto, come la terrazza panoramica dell’Archivio Storico e la piazza IX Aprile. E una nuova consacrazione mondiale, questa volta di carattere politico, potrebbe arrivare nel 2017.
In alternativa a Firenze, Taormina è stata infatti scelta dal premier Matteo Renzi come possibile (e probabile) sede del prossimo G7. L’ipotesi originale di riunire i grandi della Terra -a Lampedusa, in omaggio all’isola simbolo dell’accoglienza, è stata scartata per mancanza di strutture adeguate. Taormina, invece, ha una lunga consuetudine di ospitalità ai massimi livelli e offre uno scenario collaudato di indubbio fascino.
Visitors
- Guy de Maupassant (1850-1893)
Nella sua breve vita, lo scrittore e poeta francese ha raggiunto una certezza che esprime nel romanzo La Vie Errante: «Se qualcuno dovesse passare un solo giorno in Sicilia e chiedesse: cosa bisogna vedere?, risponderei senza esitazione: Taormina». E aggiunge: «È solamente un paesaggio, ma un paesaggio che possiede tutto quel che sulla terra serve per sedurre gli occhi, la fantasia, la mente».
- Roger Peyrefltte (1907-2000)
A Taormina il diplomatico francese, scrittore e paladino dei diritti gay, ha prodotto negli anni Cinquanta ben diciotto romanzi. La cittadinanza onoraria conferitagli a 85 anni lo riempiva d’orgoglio, e sulla sua lapide al cimitero di Alet-les-Bains, sotto alle date di nascita e di morte, volle che fosse scritto “taorminese” a caratteri maiuscoli.
- Bob Dylan (1941)
Lo scontroso cantautore americano non brilla per romanticismo. Eppure, quando venne a Taormina per un concerto nel 2001, rimase colpito dall’atmosfera del Teatro Antico. E passò una notte in solitudine sul balcone della sua suite al Timeo per godersi il magico scenario. Anni dopo, Mark Knopfler dei Dire Straits visse un ‘esperienza simile e scrisse il brano “Lights of Taormina”.
- Elizabeth Taylor (1932-2011)
La vivace diva soggiornò qui più volte, nel 1967 per partecipare al festival cinematografico con il neomarito Richard Burton. Ma durante un concerto al San Domenico, il consorte fece un sorriso di troppo a una starlette, suscitando l’ira di Liz. Che nell’intervallo, sfasciò un mandolino sulla testa del suo Richard.
- Elisabetta d’Austria (1837-1898)
La fascinosa e irrequieta moglie dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe I arrivò a Taormina nel 1886, e per accoglierla degnamente venne perfino ingrandita la stazione ferroviaria di Giardini. Prima di tuffarsi nell’antichità sicula, l’imperatrice (qui sotto) si era anche preparata studiando un po’ di greco.
- Eduardo de Filippo (1900-1984)
L’ultima apparizione pubblica del grande attore è stata sul palcoscenico del Teatro Antico, nel settembre del 1984, poco prima della sua morte. , Davanti al figlio Luca e a un portene di gente di teatro, Eduardo ha letto il proprio testamento spirituale, un ‘esortazione alla concardia ripetuta anche per iscritto nel registro del San Domenico Palace (qui sotto), un dettaglio del portale dell’antico convento domenicano, ultimato nel 1383, oggi trasformato in hotel).
- Ernest Hemingway (1899-1961)
II suo primo racconto, intitolato “The Mercenaries “, fu composto a 19 anni durante un soggiorno a Taormina per convalescenza. La Prima guerra mondiale era appena finita e il giovane Ernest doveva curare la sua ferita alla gamba con lunghe passeggiate. A Taormina rimase due mesi, ospite del duca di Brente.
- Gustav Klimt (1862-1918)
Si deve a Klimt se il Teatro greco di Taormina è visibile a Vienna: dopo un soggiorno in Sicilia, dipinse il monumento nel 1886-1888 sul soffitto di una delle due scalinate del Burgtheater insieme con il fratello Ernst e il collega Franz Matsch. L’imperatore Francesco Giuseppe conferì una croce al merito ai tre giovani artisti (qui sotto, l’opera).
L’Isola Bella, di fronte a Taormina. Ha avuto diversi proprietari, e dal 1998 è riserva naturale. Ospita un museo naturalistico e si può visitare a grup di 15 persone (4 euro il biglietto), da martedì a domenica, dalle 9 a un’ora prima del tramonto. Foto in presentazione – Canva