IL DESERTO CHE VIVE
Inospitale? Tutt’altro. La torrida Penisola arabica è una regione ad alto tasso di biodiversità, con endemismi particolari. Che diventano però sempre più rari…
Dune che si dipanano all’infinito, aridi paesaggi costieri e montani: chi lo direbbe mai che la Penisola arabica è un paradiso della vita? Invece è proprio così.
Specie e sottospecie endemiche si sono adattate all’ambiente estremo e hanno sviluppato caratteristiche peculiari. Rispetto alle “cugine” africane e asiatiche, per esempio, presentano una colorazione meno accesa del manto, sono tendenzialmente solitarie e hanno una taglia inferiore: là dove le risorse sono difficili da reperire, essere piccoli (e senza concorrenti) significa soddisfare meglio i bisogni primari.
Un patrimonio faunistico eccezionale messo però a rischio dalla distruzione degli habitat, dall’introduzione di animali alieni, ma anche dal bracconaggio e dal commercio illegale. L’Oman per primo, e pur fra molte contraddizioni, ha avviato programmi di conservazione. Cominciando dall’istituzione, nel 1974, della riserva naturale di Wadi al-Sareen, nel nord, specificamente rivolta alla preservazione del tahr, per poi concentrarsi sull’orice e, di recente, sul leopardo.
Dalla riserva delle tartarughe di mare di Ras al-Hadd al Santuario dell’orice arabo, fino al Jabal Samhan, che con i suoi 4.500 chilometri quadrati è la più grande area protetta del sultanato, oggi sono dodici i parchi che tutelano il 3 per cento del territorio nazionale.
Testi da Rivista MERIDIANI Oman foto by Canva (note: articolo e immagini originali presenti nell’edizione stampata)
CARACAL ARABO
Con le caratteristiche ; orecchie triangolari che terminano con un ciuffo, è conosciuto come lince del deserto e predilige le regioni aride e i terreni scoperti. • Si nutre soprattutto di mammiferi medio piccoli, ma anche di uccelli e rettili. Sebbene non si abbiano dati certi, il “Caracal caracal schmitzi” – il più raro ed esile fra i caracal – sembra in pericolo: ‘ la Cites (Convention on International Trade of Endangered Species) e l’Oman) lo classificano come , specie a rischio di estinzione. Nel sultanato la sua presenza è registrata nel Santuario dell’orice arabo e nella riserva naturale del JabaI Samhan.
LEOPARDO ARABO Con meno di 250 esemplari, la “Panthera pardus nimr” è nella lista rossa della lucn, l’Unione internazionale per la conservazione della natura.
La roccaforte di questo raro e splendido felino dal manto pallido – il più piccolo fra i leopardi – è la regione a cavallo fra l’Oman e lo Yemen. Nel sultanato, dove sono proibite la caccia e la cattura, i primi passi per la conservazione sono stati mossi nel 1985, con la costituzione di un gruppo di riproduzione in cattività in un centro specializzato a Muscat.
”Decisiva è stata l’istituzione, nel 1997, della riserva naturale del JabaI Samhan, nel Dhofar, rifugio del leopardo arabo e delle sue prede, fra cui la capra nubiana, la lepre e l’irace del Capo.
GATTO ARABO DELLE SABBIE
Sembra un micino fragile e indifeso, ma il “Felis margarita” è capace di vivere dove nessun altro felino può: le regioni più aride e calde del pianeta.
La sottospecie “harrisoni”, propria del deserto arabico, sopporta temperature che vanno da -5 a oltre 50 gradi e dalle prede sa ricavare i liquidi necessari a sopravvivere per mesi.
Si cibo di roditori, insetti, scinchi e. perché no, vipere (nella foto sotto – versione stampata). Non è territoriale e scambia le tane con i simili. Ha unghie smussate e cuscinetti coperti di pelo per muoversi sulla sabbia rovente.
Questo, oltre al carattere solitario, rende difficile seguire le sue tracce e quindi stabilirne il numero. Fra le principali zone di avvistamento in Oman: Rub’ al-Khali, i Umm al-Samìm, Ramlat : al-Ghafa e al-Wahiba.
ORICE D’ARABIA
Magnifica antilope dal manto bianco e dalle dritte e lunghe corna inanellate, l”Oryx leucoryx” un tempo popolava gran parte della Penisola arabica, ma andò via via scomparendo. L’ultimo branco selvatico fu ucciso nel 1972 nel Jiddat al-Harasis.
Una decina di anni più tardi fu proprio l’Oman a dare avvio a una campagna di reintroduzione in natura, partendo da esemplari cresciuti in cattività (www.arabianoryx.org). Oggi si contano complessivamente un migliaio di capi in libertà, di cui una cinquantina nel sultanato, concentrati nel Santuario dell’orice arabo.
Situato nel deserto centrale e sulle colline costiere, protegge anche altre specie a rischio, come l’ubara, la gazzella araba, lo stambecco della Nubia e il lupo arabo. Iscritto dall’Unesco nel Patrimonio dell’umanità nel 1994, fu cancellato dall’elenco quando nel 2007 il governo omanita decise di ridurre del 90 per cento l’area del parco a tutela integrale, per permettere l’estrazione di idrocarburi.
UROMASTICE DELL’OMAN
Endemica dell’Oman centro-meridionale, classificata come vulnerabile dalla lucn, questa piccola lucertola verde dalla coda spinosa a spatola (che la differenzia dagli altri uromastici) è stata recentemente avvistata solo sull’isola di Masirah, mentre non esistono prove della sua presenza sulla terraferma.
Oggetto di intensi commerci soprattutto illegali (c’è una forte domanda anche in Europa, dove per un esemplare si è disposti a spendere fino a 1.800 euro),
L’ “Uromastyx thomasi” è sottoposto a pesanti pressioni dalla riduzione del suo habitat, destinato a pascoli, infrastrutture o prospezioni.
TAHR DELL’ARABIA Pelo lungo e una folta criniera scura che corre lungo il dorso: gli “Arabitragus jayakari”, diversamente dagli altri thar che vivono in branco, sono animali solitari e anche nella stagione degli amorI non si radunano, ma formano isolati gruppi familiari.
L’intera popolazione mondiale di queste capre di montagna vive nell’Hajar, la catena di rilievi che corre parallela alla costa settentrionale, dal Musandam al capo (“ras”) al-Hadd, preferibilmente fra i 1.000 e ì 1.800 metri dì altitudine.
Si registrano presenze significative nei pressi di Nakhal, nella riserva naturale di Wadi-al-Sareen e nel Jabal Qahiwan. Specie in via di estinzione, è l’unico grande mammifero endemico della regione.