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Svizzera Sette anni a Davos

Svizzera SETTE ANNI A DAVOS

Tanto vi soggiorna l’Hans Castorp de La montagna incantata di Mann: non malato, ma sedotto dalla natura (e dai lussi) della cittadina dei Grigioni.
Una tentazione che resta fortissima anche oggi…

TESTO DI VIRGILIO ZANOLLA  – FOTOGRAFIE DI LIVIO PIATTA  Rivista BELL’EUROPA 

Passeggiata sulla neve a Sertig Dòrfli (1861 m.) il bel villaggio della Sertigtal ( una convalle di Davos) che è popolare meta di escursioni.

Poche località turistiche in Europa possono vantare le  qualità, il prestigio e i primati di Davos. L’elegante cittadina dei Grigioni, posta a 1.562 metri d’altitudine, divisa tra  Davos Dorf e Davos Platz e affacciata sulle acque tranquille del piccolo lago a cui dà il nome, il Davoser See, è  località di villeggiatura, sport e congressi: la più grande  delle Alpi e la più antica della Svizzera, nonché uno dei  centri urbani più alti d’Europa.  

Quest’antico villaggio fondato dai Walser verso la metà  del Duecento ebbe per secoli una storia piuttosto anonima. Tutto cambiò dal 1853, quando venne a vivervi il medico tedesco Alexander Spengler (1827-1901), il quale,  dopo aver studiato i benefici dell’aria locale nella cura  delle affezioni polmonari, promosse Davos come stazione  climatica fondando nel 1868 un sanatorio in società con  l’olandese Willem Jan Holsboer (1834-98).

Le frazioni sono isole in un mare di neve  
In alto: al tramonto si accendono le prime luci di Clavadel (1.664 m), all’imbocco della  Sertigtal. Le tre cime sullo sfondo sono, dal centro verso destra, il Mittaghorn  (2.735 m), il Piz Kesch (3.418 m) e il Plattenflue (3.013 m). Sotto: la chiesetta  di Sertig Dòrfli, dominata dalla cima del Leidbachhorn (2.908 m). Risalente al 1699,  è il raccolto palcoscenico di buona parte dei matrimoni che si celebrano nella valle.

Fu Holsboer a  costruire i primi alberghi e a realizzare, tra 1884 e 1890, il  collegamento ferroviario Landquart-Davos che dette un  impulso decisivo al turismo. Il figlio di Spengler, Carl  (1860-1937), che diresse il sanatorio dopo di lui, nacque e  morì a Davos: oltre a distinguersi come scienziato e medico, fu grande appassionato di sport e fondò nel 1923 la  Spengler Cup, torneo internazionale di hockey su ghiaccio tra i più importanti del mondo, che tuttora si tiene qui.  

Nel sanatorio Spengler-Holsboer, e nella dozzina d’altri  che presto sorsero nei dintorni, tra Platz, Clavadel Frauenkirch, si curarono malati illustri: lo scrittore Robert  Louis Stevenson (1881-82), il pittore Ernst Ludwig Kirchner (1917), poeti come l’inglese John Addington Symonds (1877-86), il portoghese Antonio Nobre (1895) e,  negli anni 1913-14, il francese Paul Eugène Grindel, più  noto come Paul Éluard.

Eleganti e asettiche, le case di  cura favorivano molteplici incontri: nei loro ambienti ovattati la vita scorreva con un ritmo assai più lento del normale, in quell’Europa avviata ormai verso la Prima guerra  mondiale.

Sdraiati su comode chaise longue – le famose  Davoser Liege – lungo i panoramici balconi per la cura  dell’aria, i malati non avevano di meglio da fare che discutere di arte, letteratura o politica, e, talvolta, intrecciare dei flirt.

Nel suo soggiorno in sanatorio Éluard (allora  appena diciassettenne) conobbe la russa Helena Diakonova, detta Gala, che sposò l’anno dopo e che fu sua  moglie fino al 1931 (diverrà poi consorte e musa di Salvador Dali). 

La precaria salute delle rispettive  spose portò sul luogo anche due altri  celebri scrittori: l’inglese sir Arthur  Conan Doyle, il “padre” di Sherlock  Holmes, e il tedesco Thomas Mann.  Il primo, che frequentò Davos dal 1893 al 1906, fu conquistato alla pratica dello sci da un  pioniere del fondo, Tobias Branger: e si appassionò così  tanto a questo sport da trascurare per esso la consorte  che era venuto ad accompagnare.

Mann vi fu nel 1912: e  se vi concepì il grande romanzo La montagna incantata  (1924), non è meno vero che resistette là meno di un mese. Il paradosso del protagonista del suo libro, Hans Castorp, che giunge a Davos sano e lì si ammala, cela un risvolto autobiografico: infatti un medico che esaminò lo  scrittore gli insinuò il dubbio d’un piccolo focolaio infettivo, sicché Mann capì l’antifona e fece le valigie. 

Debellata la tubercolosi, oggi quei sanatori sono quasi  tutti divenuti alberghi o centri di ricerca medica. È successo anche allo Schatzalp, suggestivo edificio Jugendstil  fatto erigere da Holsboer tra 1898 e 1900, a cui guardò  Mann per immaginare gli interni del suo sanatorio internazionale Berghof.

Nella foto: dopo le nevicate invernali, la DIschmatal – con 12 km la plij lunga delle valli laterali di Davos – diventa una vera mecca per i fondisti.

Posto su un balcone soleggiato che  domina il paese, tra Platz e Clavadel, all’imbocco della bellissima Sertigtal, lo Schatzalp è un  hotel dal 1954, e verrà presto dotato  di un’ambiziosa torre ideata dagli architetti Herzog & de Meuron: con un  referendum, il 31 ottobre la popola zione di Davos ha infatti dato il benestare alla modifica del piano urbanistico della valle.

Mentre l’ultimo sanatorio rimasto, la clinica Valbella, che ispirò  a Mann gli esterni del Berghof, ha appena chiuso i battenti: costruita nel 1898 e passata nel tempo da 200 a 120 camere, aveva da troppi anni penuria di clienti. 

Quasi contemporaneamente al sorgere della stazione  climatica, Davos si sviluppò anche come centro sportivo:  fu qui che la disciplina dello sci prese piede per la prima  volta sul suolo svizzero. Per muoversi sulla neve già il dottor Spengler soleva usare dei “legni” sul tipo di quelli lapponi: il locale Wintersportmuseum (Museo degli sport  invernali) ne conserva un suo paio del 1873.

Fu il tedesco  Wilhelm Pauicke, nel 1884, a portare a Davos il primo vero paio di sci nordici: ne modificò l’attacco a giunco con  una tavoletta dove introdurre la scarpa. Nel 1899 il citato  Conan Doyle scrisse un lusinghiero articolo sulla pratica  di questa disciplina a Davos.

Fu un contributo decisivo alla trasformazione dello sci in sport alla moda: a Davos, una targa ringrazia il “papà” di Sherlock Holmes “per aver portato il nuovo sport e le attrazioni delle Alpi svizzere all’attenzione del mondo”.

Da allora, in pochi decenni, la cittadina si trasformò in un Eldorado degli sport invernali: il primo skilift del mondo fu costruito qui nel 1932. Oggi, “geniale mescolanza tra piccola città e paese romantico” (le parole sono del direttore dell’ufficio turistico, Armin Egger), Davos vanta 320 km di piste da sci (con la più moderna funicolare del mondo), 75 km di piste da fondo, 450 km di sentieri per escursionisti, 2 piste di ghiaccio artificiale e la più grande pista di ghiaccio naturale d’Europa.

Con sci, pattinaggio e curling si è affermata fin dall’Ottocento anche la slitta, seguita nel tempo dall’hockey, dallo snowboard, dal deltaplano e dal parapendio, nonché dai molti sport acquatici che in estate si possono praticare sul lago.

Davos offre però anche altre attrattive. Oltre ai sei musei, ha un magnifico Centro congressi (1969), il più vasto e moderno dell’intero arco alpino: punto d’incontro per convegni internazionali di varia natura, ha ospitato nel 1998 il Forum mondiale dell’economia e personaggi del calibro di Kissinger, Clinton, Rabin e Bill Gates. •

Lo sci svizzero è nato qui. Con Conan Doyle a fare da padrino Qui sopra: il centro di Davos. Se da una parte la sua fama si costruì, a fine ‘800, sui sanatori eleganti ove curare i ricchi borghesi malati di tubercolosi, dall’altra, negli stessi anni, la città teneva a battesimo la moda dello sci alpino, con Arthur Conan Doyle (il “papà” di Sherlock Holmes) tra i pionieri più entusiasti. Pagina accanto: neve sui tetti di Monstein (1.620 m), frazione che conserva l’aspetto tipico del villaggio walser

Davos e Mann: in 700 pagine  l’invenzione delle Alpi deluxe  

Apparso nel 1924 (edito in Italia da Corbaccio) La montagna incantata è uno dei capolavori di Thomas Mann. Doveva essere una novella; finì con  l’assorbire il suo autore per 12 anni, fino a diventare un  grande romanzo d’idee.

La trama: nel 1907 il giovane  amburghese Hans Castorp giunge a Davos per rivede re il cugino tubercolotico ricoverato nel sanatorio internazionale Berghof e passare con lui tre settimane di relax. Ma il microcosmo del sanatorio, limitato ma profondamente simbolico – allegoria dell’alta borghesia  europea al tramonto della Belle Epoque – lo indurrà a  fermarsi sette anni. Lo scoppio della guerra nel 1914 lo  ridesterà dal sogno: Castorp lascerà il sanatorio per  arruolarsi e finire su un campo di battaglia.

Dal libro la  vita mondana – e l’efficacia curativa – di  Davos uscivano malconce, malgrado lo  stesso Mann dichiarasse che Der Zauberberg “si poteva considerare solo  molto alla lontana un romanzo su Davos”. Vero 0 no. La montagna incantata – con le magnifiche descrizioni  della natura dei Grigioni – ha guadagnato alla cittadina un posto imperituro nella letteratura mondiale.  

Shopping & skiing in una delle capitali del turismo d’elite Qui sopra: meridiana dipinta sulla facciata di una casa di Davos; uno scoiattolo sorpreso nella neve mentre va in cerca di semi al limitare della pineta, in alto: sciatori di
ritorno dalle piste passano davanti alle vetrine di una gioielleria di Davos Platz. La cittadina grigionese è da sempre una località invernale estremamente esclusiva. Sopra: la slitta tirata da un cavallo è un mezzo tutt’altro che insolito.


— Virgilio Zanella

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