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Pedalata Balsamica Emilia Romagna Modenese

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Tutto inizia nel cuore di Modena tra osterie, botteghe e acetaie. Poi si parte alla volta di Vignola per scoprire quanto è bello pedalare senza salite, fermandosi per sperimentare la magia di sapori intensi come il Balsamico Tradizionale e la torta Barozzi. –

Piazza Grande Palazzo comunale

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Modena – Vignola andata e ritorno, circa 60 km, è uno dei viaggi a pedali più belli che si possano fare nel cuore della nostra penisola. La gravita pare non avere forza durante questa pedalata che sembra inventata per rimetterti in pace col mondo, allontanarti da tabelle di marcia e simili concetti. L’unico vero problema è che qui sai quando parti ma è difficile stabilire il tempo del ritorno. Già Modena, di per sé, è una città che invita a stare senza partire.

Ti invita a entrare dentro le sue viscere, che un tempo erano canali e oggi sono vie, stradine, slarghi, portici e passaggi silenziosi dove c’è sempre qualcuno che fa qualcosa. Mani operose, teste pensanti, voci che ondeggiano tra vivace ironia, spietato realismo e italico humour.

In piazza Grande si incrociano rotte multietniche tra ruote di bici, panchine e passi veloci. Le botteghe sono la voce intima della città, una sorta di confessionale pagano. Al mercato coperto va in scena la spesa quotidiana, affollato viavai di uomini e donne tra profumi e colori di matrice mediterranea.
È li che si comincia a sognare e desiderare quello che poi avviene in trattoria.
E che si capisce la differenza tra spesa e shopping, tra mercato e supermercato, tra centro vitale e centro commerciale, tra luogo e non luogo.

di Enrico Caracciolo ITINERARI e luoghi in bici

Dentro Modena

BICI D’AUTORE Paolo Chiossi nella sua bottega Biker Cycling.

Dentro Modena trovi tutto quello che ti fa scappare dalle periferie delle città che provano a diventare “americane” con 30 anni di ritardo. E così scopri cosa è un negozio di biciclette quando entri nella bottega di Paolo Chiossi dove, a cominciare da lui, ogni cosa, gesto, parola trasuda amore per la bicicletta come strumento “totale”, da mezzo per gli spostamenti quotidiani a macchina tecnologica, da pura ispirazione estetica a oggetto da collezione.

Se le giornate durassero 72 ore Paolo avrebbe sempre qualcosa da fare. E da inventare. Poco distante, c’è la bottega di Pierluigi Forti, uno che se esistesse la laurea in falegnameria avrebbe avuto la lode. Costruisce mobili con legni antichi e strumenti d’epoca, non perché non gli piace la tecnologia, semplicemente perché non gli serve: riesce anche da solo.

A due passi si trova la bottega di Pasquale Marangoni, un autentico creatore. Inventa scenografie, oggetti, sculture, spazi traducendo in materia quello che è dentro la sua anima delicatamente provocatoria e colorata.

E poi ancora Federico Falaschi, liutaio: costruisce violini e chitarre, in silenzio. Ma vederlo lavorare è come ascoltare musica.
Partire e lasciarsi Modena alle spalle è difficile, però la certezza di tornare ci aiuta a metterci in sella.

ACQUA POMPOSA Il fonticolo dell’oste, in piazza Pomposa a Modena.

Nel segno del balsamico, verso Vignola

II viaggio verso Vignola si snoda per la prima parte su una pista ciclabile, mentre la via del ritorno avviene sul Percorso Natura del fiume Panaro, immersi nel verde fino alla periferia della città.
A Castelnuovo Rangone, sono le parole celebri di John Lennon, Bruno Munari, Jack Kerouac a smuovere pensieri ed emozioni.

Carlotta Barbieri e il suo Aceto Balsamico Tradizionale

Geniale l’idea di caratterizzare i luoghi di Castelnuovo con la “toponomastica degli affetti”: brani di poesie, canzoni e libri che hanno ispirato intere generazioni spargono parole nello spazio offrendo spunti di riflessione a chi pedala nel silenzio.

La pedalata scorre lenta nel regno di ciliegi e aceto balsamico, o meglio del Balsamico Tradizionale, che non è neanche lontano parente dell’aceto balsamico che si trova un po’ ovunque.
L’affermazione può sembrare esagerata ma non è così. Lungo il viaggio verso Vignola infatti sembra scontata la sosta a Spilamberto dove, oltre a una gelateria leggendaria, si trova il Museo del Balsamico Tradizionale: in poco tempo si imparano tante, tantissime cose su questo nettare prezioso e pregiato.

Il museo però è solo il primo passo; non esitate a varcare la soglia di un’acetaia in città o nei dintorni.
A Modena, nell’acetaia di Giorgio ho scoperto cosa significa una goccia di Balsamico Tradizionale tra lingua e palato, ma soprattutto ho scoperto quanto l’aceto sia legato alle vicende di ogni famiglia modenese.
È motivo di orgoglio, identità culturale, legame affettivo con persone, luoghi, rituali.
Qualcosa di molto diverso da altre produzioni del territorio come possono essere vino e olio.

Le botti di balsamico sono un albero genealogico, un nesso che unisce nonni e nipoti come il sangue.
Tutti i produttori tengono a sottolineare che “il migliore è il nostro”.
Presunzione? Neanche per sogno. Passione e affetto, gli stessi che una madre può provare per i propri figli.

Provare per credere. Noi siamo stati nell’Acetaia di Giorgio a Modena, nell’acetaia di Villa San Donnino, lungo la ciclabile, e da Italo Pedroni a Nonantola (vedi box); tre situazioni diverse, tre balsamici diversi, tre esperienze uniche.
E naturalmente ognuno dei tre, contro ogni regola logica e grammaticale, è il migliore.

Vignola è la tappa di mezza via. Nella rocca si respira Medioevo e si ammira la valle del Panaro. Nel palazzo Barozzi l’architettura rinascimentale diventa poesia con la celebre scala a chiocciola elicoidale, trionfo di avvolgente armonia concentrica, pensata e realizzata da Jacopo Barozzi detto “il Vignola”.

Prima di rimettersi in sella non si può ignorare una sosta da “signori ciclisti” sotto i portici della pasticceria Gollini dove il rifornimento di calorie e gusto è garantito con la celebre torta Barozzi, ricetta segreta a base di cioccolata e mandorle, che si può gustare solo qui.
In origine era la “torta nera”, nel 1907 il pasticciere la dedicò al famoso architetto, in occasione del quarto centenario della sua nascita.

i piacevoli portici di corso Canal Chiaro.

La via del Panaro, le osterie e gli artisti

II ritorno in città è una full immersion nel verde, che facciamo guidati dal sinuoso andamento del fiume Panare. La seconda parte del viaggio è un laboratorio ideale dove scoprire come sarebbe il mondo senza auto. Poi quando arrivi nella zona di Modena est, ma soprattutto davanti alla sede della Maserati e alla casa natale di Enzo Ferrari, realizzi che le macchine possono essere anche una bella cosa.

Tornati in città siamo pronti per consumare l’ultimo rito. Modena è terra di osterie, quelle vere che si identificano con una figura ormai sempre più leggendaria e difficile da incontrare nella realtà. Due sono i nomi importanti: Ermes, nei pressi della Pomposa, e Italo nelle campagne di Nonantola.

Entrambi hanno il carisma dell’oste. Ermes è un omone che fa una gran fatica ad arginare il traffico e le file di buongustai che scelgono la sua osteria per sedersi a tavola; da lui si mangia solo a pranzo; si mangia sempre bene, si gusta Modena in un confortevole calderone di profumi, voci, sapori: imperdibili i tortellini.

Italo Pedroni è oste perché sa essere burbero con gentilezza ed è consapevole del fascino che trasmette la sua osteria.
La sua acetaia, anzi le sue acetaie, sono luoghi di culto e la sua frittata al balsamico vale un viaggio.

Prima di lasciare la città passo a salutare Luca Errico, orafo e gemmologo che lavora a due passi da piazza Grande.
Punto di riferimento per l’associazione di artigiani modenesi, senza peli sulla lingua, mi racconta quanto è difficile oggi sopravvivere: «Ogni giorno che passa vedo sempre meno futuro per chi lavora con le proprie mani e il proprio genio.

Il centro di Modena è bello perché vivo, ma se le botteghe chiudono, si prospetta un futuro triste. Le botteghe che chiudono sono come occhi che non vedono la luce, salvo poi allontanarsi dal cuore della città per morire definitivamente nell’anonimato di centri commerciali».

“Rivelare l’arte e celare l’artista, ecco lo scopo dell’arte”. Questo pensava Oscar Wilde. Rivelare l’arte, mostrare gli artisti, questo è lo scopo di Modena.
L’arte sono i luoghi, gli artisti sono osti, falegnami, biciclettai, orafi e liutai. Sono artisti perché tengono in vita la quotidianità dì una città che cerca di resistere alla fame di outlet.

Modena, città di auto e motori dai nomi prestigiosi come Maserati e Ferrari, è bellissima vista dalla bici.
Ancor più bello è andare a Vignola pedalando. Ovviamente non come i ciclisti che per decenni hanno corso la Milano -Vignola, famosa prova per velocisti: davano spettacolo con sprint fantastici, ma si perdevano tutto il fascino di queste terre, che richiedono lentezza. E ancora meglio è accomodarsi in osteria. Perché mai mangiare fast? Perché mai preferire il food ai tortellini? Perché mai mangiare orfani di un oste?

Artigiani e artisti

Ecco le botteghe artigianali da non perdere lungo l’itinerario. Per altri indirizzi si può consultare Associazione Artigianali – Artigianato Artistico Tradizionale & Enogastronomico, e/o Chiosco di piazza Matteotti, Modena; www.artigianatoartisticomodenese.it.
Modena: Oreficeria Svizzera, via Castellerò 51/47, tel. ‘0 5 9 –  22 56 69; Largo Sant’Eufemia 34; tel. ‘0 5 9 –  ’23 02 65, creazioni preziose e raffinate di Luca Errico, orafo e gemmologo; Federico Falaschi, via Rua Preda 21; cell. ‘3 3 8 – ’46 96 199, www.federicofalaschi.it. liutaio;
Officina scenografica di Pasquale Marangoni, via San Giacomo 26, marangonipasquale@libero.it, installazioni scenografiche inventate con materiali di risulta;
Paper Moon, via Badia 10, tel. ‘ 0 5 9 – ’97 85 383, www.papermoonmo.it. laboratorio artigianale dove si lavorano carte e tessuti, oggetti personalizzati;
Artigiano del Cuoio, via Sant’Eufemia 49, tel. ‘3 3 8  – ’33 09 518, www. vitoleatherworks.com, lavorazione a mano del cuoio, borse per il cicloturismo;
Pierluigi Forti, via Malatesta 46, cell. ‘3 4 0 –  ’60 59 686, costruzione di mobili con pezzi d’epoca e sistemi tradizionali; Grillintesta, via Badia 5, tel. ‘0 5 9 – ’42 70 133, cappelli artigianali e abbigliamento. Vignola.
Artemisia, via Barozzi 4/A, cell. ‘3 4 6 – ’77 47 516, ceramica e decorazioni di Paola Lucchet.

Federico Falschi, liutaio; Vito De Nardis, artigiano del cuoio;

l’esposizione di auto d’epoca nell’azienda Hombre, della famiglia Panini.

L’ Itinerario

Il percorso ad anello (circa 60 km e nessuna difficoltà altimetrica) segue la pista ciclabile Modena – Vignola e, per tornare a Modena, il Percorso Natura Panaro; può essere effettuato in una giornata ma, considerate le emergenze del territorio e il grande interesse di molti luoghi attraversati, può essere tranquillamente suddiviso in due tappe: Modena – Vignola via Spilamberto e Vignola – Modena via Percorso Natura del Panare. Vignola o Savignano sul Panare possono essere due ideali punti tappa.

L’ideale sarebbe trascorrere almeno tre giorni sul territorio dedicando tempo a soste importanti, soprattutto per soddisfare il gusto, nel segno di straordinarie trattorie, aceto balsamico e torta Barozzi di Vignola.


Punto di partenza e arrivo: Modena Lunghezza: 59 km circa Fondo: asfalto
Dislivello: irrilevante (circa 100 metri) Difficoltà: facile
Note: Il punto di partenza, per ragioni logistiche è la Stazione Ferroviaria di Modena. La ciclabile Modena – Vignola, contrassegnata con i cartelli “Eurovelo 7”, inizia effettivamente nei pressi del centro commerciale La Rotonda (Ledere), buona base di partenza qualora si arrivasse con la propria auto.

Dalla stazione FS si prende la ciclabile a sinistra verso la rotatoria di piazza Bruni proseguendo poi, sempre su ciclabile, fino alla fine del corso Vittorio Emanuele, aggirando sulla destra il Palazzo Ducale lungo via Tre Febbraio e la piazza Roma dove si affaccia il palazzo.

Percorrendo la centralissima via Farini, si arriva nella via Emilia dove si piega a destra e subito dopo a sinistra per entrare in piazza Grande, cuore pulsante della città, dominata dal Duomo e dalla torre Ghirlandina A piazza Grande si imbocca via Castellare e poi via Università fino a corso Canal Grande, dove si va a destra fino all’incrocio con via Mascherella e lì si piega a sinistra fino ai viali di Circonvallazione (parco Pertini).

Si passa vicino al monumento ai caduti, si attraversa il parco fino al grande incrocio dove si imbocca il viale Medaglie d’Oro fino al piazzale Manzoni (stazione delle Ferrovie Provinciali). Da qui si prende a sinistra via Cucchiari e poi si va a destra in via Vignolese, dove si prosegue oltrepassando la linea ferroviaria e dopo si gira ancora a destra in via Pregni raggiungendo il Parco della Resistenza (che rimane alla nostra sinistra) fino al successivo passaggio a livello di via Morane.

Di fronte si può vedere la ciclabile che compie una curva a sinistra (est). Su pista ciclabile si arriva al Parco della Repubblica, dove si attraversa la via Salvo D’Acquisto (meglio col sottopassaggio pedonale) raggiungendo il centro commerciale La Rotonda. Si prosegue verso Vaciglio, dove un ponte ciclo-pedonale oltrepassa la via Nuova Estense.

Da qui inizia l’originale tracciato ciclabile Modena – Vignola (Eurovelo 7) e le distanze chilometriche parziali riportate sui cartelli fanno riferimento a questo punto. Si segue il tracciato dell’ex ferrovia che si sviluppa in sede distaccata rispetto alla strada carrozzabile.

Oltrepassato il ponte sul torrente Tiepido si raggiunge la stazione, attualmente abbandonata e diroccata, di San Donnino. L’itinerario prosegue ora sulla ciclabile che passa sotto l’autostrada (A1) sviluppandosi nell’ambiente campestre di Castelnuovo Rangone e Settecani.

Oltrepassato il torrente Guerra si arriva al casello di Rio Secco dove si attraversa la S.P. 16 con un sottopasso avvicinandosi alla zona abitata di Spilamberto. Si consiglia di lasciare la ciclabile per dirigersi verso il centro del paese per una visita al Museo del Balsamico Tradizionale.

Tornati sulla ciclabile si raggiunge facilmente Vignola dopo circa 6 km. Il luogo merita una sosta per visitare la rocca medievale e la scala a chiocciola di palazzo Barozzi. Il viaggio di ritorno verso Modena si sviluppa lungo il Percorso Natura, che segue il corso del fiume Panaro. Dalla rocca di Vignola si raggiunge il sentiero dalla strada per Savignano.

Prima del ponte sul Panare, si va a sinistra verso il parcheggio dove si inizia a pedalare su sterrato. La ciclabile, prima su sentiero, poi su strada bianca, segue fedelmente il fiume. Si incontrano alcune possibili deviazioni (non segnalate): mantenere la destra per 7,5 km fino alla possibile deviazione per Spilamberto.
Si prosegue dritti per circa 7 km passando sotto l’autostrada A1, fino al punto in cui la strada bianca si allontana dal fiume piegando a sinistra verso un frantoio, dove vengono lavorate le sabbie del fiume. Nei pressi del frantoio, al grande incrocio, si piega a destra (dritti si raggiunge l’abitato di San Damaso-Collegara) imboccando la strada ciclabile, in questo punto sprovvista di segnaletica, che prosegue in un bell’ambiente fluviale.

Si transita presso le casse di espansione del Panaro (grossi invasi progettati per arginare le eventuali piene). La ciclabile si immette poi nello stradello Panaro, che viene percorso per 500 metri fino ad un incrocio a T, dove si va a destra per lo stradello Romano che, dopo circa 200 metri, piega a sinistra immettendosi nella zona di Modena Est. Lo stradello Romano termina con un incrocio a T sul viale Caduti sul Lavoro che si attraversa; poi si gira a destra sulla ciclabile lungo il viale.

Quasi subito si piega a sinistra lungo via Indipendenza, passando nei pressi di un distributore Tamoil e della Polisportiva Modena Est. La ciclabile segue il viale talvolta sulla destra, talvolta sulla sinistra di via Indipendenza. Si prosegue sempre dritti verso il centro seguendo il viale Divisione Aqui che transita nei pressi del Palasport, della Maserati e, sempre su ciclabile, si procede lungo via Paolo Ferrari, seguendo le indicazioni per il Palazzo Ducale.
Al termine di via Paolo Ferrari, si oltrepassa un muretto raggiungendo il livello più alto della strada al cospetto di una rotatoria, dove si continua sul viale Monte Kosica fino alla stazione ferroviaria.

La rocca medievale di Vìgnola, le cui origini sembrano risalire a prima dell’anno Mille; il Museo del Balsamico Tradizionale a Spilamberto; Fine pagina: la famiglia Barbieri nell’Acetaìa dì Giorgio a Modena; Italo Pedroni, carismatico oste dell’osteria di Rubiara a Nonantola.

IN GIRO PER ACETAIE

Modena è la città delle acetaie. Quasi tutte le famiglie hanno nella loro storia, ma soprattutto nella loro soffitta, un’acetaia che racchiude i segreti e i profumi di tante generazioni. Abbiamo selezionato alcune acetaie che possono essere visitate e che meritano una sosta meditativa.

Tappa fondamentale di questo viaggio è poi il Museo del Balsamico Tradizionale di Spilamberto dove si entra in contatto con una realtà che impregna tutto il territorio di Modena.

Acetaia di Giorgio, via S. Cabassi 67, Modena, teL. 0 5 9 . 33 30 15, www.acetaiadigiorgio.it. splendido esempio di acetaia familiare dove Giorgio, Giovanna e la figlia Carlotta curano e producono un Balsamico tradizionale di altìssimo livello; consigliata la degustazione guidata, durante la quale consigli e indicazioni utili per ricette sono scanditi dalla solare Giovanna.

Acetaia Villa San Donnine, via Medicina 25, San Donnino (MO), cell. ‘3 4 0 – ’25 79 734, www. villasandonnino.li acetaia familiare nel contesto della Villa San Donnino, straordinario esempio di architettura Liberty (si può visitare) in cui sono state ambientate alcune scene del film Novecento di Bertolucci.

Azienda Agricola Pedroni, via Risaia 2,Rubìara di Nonantola (MO), tel. ‘0 5 9 –  ’54 90 19, www.acetaiapedroni.it. benvenuti nel regno della famiglia Pedroni ma soprattutto di Italo, oste unico e indiscutibile; d’obbligo una visita all’acetaia e una sosta in osterìa.

Azienda Agricola Bompana, via Vignolese 1704, Località San Donnino, Modena, tel. ‘0 5 9 – ’46 90 08, www.bompana.com. azienda legata al nome della famiglia Vecchi, degustazioni gratuite e spaccio aziendale (tortellini, fortetolloni di zucca, salumi, olio, aceto, Parmigiano, miele e confetture).

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