Castel Thun Vigo di Ton Trento
IL SIGNORE DELLA VAL DI NON
Per otto secoli residenza fortificata della potentissima famiglia Thun, domina dall’alto un paesaggio straordinario, di meleti e non solo. Dopo un restauro importante, è stato aperto nell’anno 2010.
TESTI Auretta Monesi FOTOGRAFIE Massimo Ripani – presentazione in evidenza Canva MENSILE BELL’ITALIA 2011
veduta di Castel Thun eretto nella seconda metà del ‘200. Incastonato nel paesaggio verde e ondulato delle pendici delle Dolomiti di Brenta, presenta 150 stanze con affreschi , quadri e arredi originali della famiglia Thun.
Un bianco abbaglio. La distesa candida che avvolge Castel Thun tra fine aprile e inizio maggio è quella dei petali dei meli, non la coltre di una nevicata tardiva. I frutteti in fiore della vai di Non sono uno spettacolo incantevole, paragonabile a quello rosato dei ciliegi di Kyoto. A chi sale verso Vigo di Ton il castello trentino appare planato su un alto dosso, tra filari di meli e uno stralcio di bosco. L’impatto è forte: Castel Thun è imponente, con torri quadrate, i muri punteggiati dalle finestre dipinte in rosso e bianco, a ricordare il suo passato ad alto tasso nobiliare.
Tutto ha inizio nella seconda metà del XIII secolo, quando Albertino e Manfredino Thono, detti “tedescamente” Thun, già signori di parte della valle, vollero un castello a Belvesino, promontorio tra i borghi di Vigo e Toss, in postazione di controllo. Nasce così Castel Thun, residenza di una famiglia diventata poi potentissima; lo prova anche il detto “Non cade foglia che Thun non voglia”.
Ci sono voluti oltre dieci anni di restauro e catalogazione di tutto ciò che conteneva da parte della Sovrintendenza di Trento e della direzione del Castello del Buonconsiglio, assieme alla Provincia che lo ha acquisito nel 1992, per poterlo aprire al pubblico il 17 aprile 2010. E un impegno finanziario non inferiore a 10 milioni di euro. Spesi bene perché oggi Castel Thun è il fiore all’occhiello del patrimonio artistico monumentale del Trentino, ed è diventato anche la quarta sede del Castello del Buonconsiglio di Trento che vi allestirà mostre e eventi. «Contiamo su questo bene recuperato come polo culturale ed elemento trainante del turismo», dichiara l’architetto Sandro Flaim della Sovrintendenza dei Beni Culturali.
Successo già in atto: dalla sua recente apertura sono stati staccati ben 150.000 biglietti d’ingresso. Varcata la prima cerchia delle mura si entra nel giardino per dirigersi verso la seconda cinta, scandita da tre torrette: la centrale è quella della porta Spagnola, bugnata e sormontata da un blasone. Il camminamento sopra al fossato immette nella loggia dei Cannoni, che guarda il palazzo Comitale.
Nell’androne d’ingresso, ecco un pozzo-cisterna e stralci di stemmi araldici. La cappella di San Giorgio o di Santa Barbara è a sinistra, affrescata da Konrad Waider nel ‘400. Vicino ci sono il forno e la sala delle guardie, uno scabro locale che incarna lo spirito del castello medievale come ognuno se lo immagina. A seguire, alcuni vani armeria: il pezzo forte sono due colubrine o falconetti del 1554, cannoni leggeri, da poco riacquisiti. Delle quattro facciate del cortile una è illeggiadrita da un loggiato rinascimentale.
Le foto : veduta del castello dalla porta Spagnola; il maniero è circondato da un complesso sistema di fortificazioni formato da torri, bastioni lunati, cammino di ronda e fossato. Sotto: Veduta di Castel Thun, 1844, olio su tela di Roberto Garavaglìa. Sopra: la splendida vista dagli spalti con Vigo di Ton, sullo sfondo.
la stanza del Vescovo con l’artistico soffitto a cassettoni in legno dì cirmolo e il letto a baldacchino decorato da damaschi rossi. – scorcio del salotto Luigi XVI con arredi settecenteschi; particolare della monumentale porta d’Ercole, nella stanza del Vescovo, con sculture intagliate nel legno
la stanza del Camino, con il maestoso camino d’inizio Cinquecento e dipinti dei Bassano alle pareti.
– l’ ingresso del Castello con affreschi del ‘400 e lo stemma del (1585) della potente famiglia, vi è anche esposta la carrozza ottocentesca dell’ultimo conte Thun. Porta d’accesso alla cappella di San Giorgio decorata da affreschi, al centro dell’architrave è scolpita una mano benedicente.
scorcio della cappella di San Giorgio la cui decorazione è opera di Konrad Waider, pittore di cultura tardo-gotica tedesca attivo alla fine del XV secolo. Numerosi i soggetti affrescati alle pareti, fra questi: la storia del Martirio di Santa Barbara, il Giudizio Universale e i I Compianto di Cristo. Santa Barbara, dettaglio di uno dei cicli pittorici della cappella.
UN’INFILATA DI SALE TUTTE CON ARREDI ORIGINALI
La scala in pietra rossa porta alle due cucine: l’antica con tavoli, sedie e una collezione di peltri e rami, e un’altra più recente. Il castello è stato abitato dall’ultimo Thun del ramo della vai di Non, il conte Zdenko Franz Thun Hohenstein, sino al 1982, perciò qui si cucinava quotidianamente e ciò rende vivo e vissuto l’intero ambiente.
Da qui inizia la sfilata delle sale, tutte arredate, le pareti fitte di quadri e incisioni. Nella sala da pranzo è facile immaginare banchetti a base di selvaggina, tra quadri fiamminghi di nature morte e molti levar di calici. Impossibile non fantasticare “filmando” scorci di vita in ambienti così diversi da quelli della nostra quotidianità.
Nella sala degli Antenati campeggiano i ritratti di Èrcole Thun e della consorte abbigliati come sovrani. La luce entra prepotente dalle grandi finestre, con le montagne e le distese di meli a perdita di sguardo che si alternano ai paesaggi dei quadri. I mobili intarsiati attirano l’attenzione, e anche divani, stipi, trumeau, monumentali stufe in ceramica, tutto restaurato a regola d’arte.
La dottoressa Laura Dal Prà della Sovrintendenza ha curato il recupero degli arredi, la catalogazione degli oggetti e il trasferimento a Trento dell’archivio e della biblioteca Thun. Commenta: «Castel Thun è un pozzo senza fondo di conoscenza e informazioni. Il mobilio e la quadreria sono preziosi, molti raccolti nell’800 da Matteo II Thun, collezionista e uomo di cultura, altri portati dal ramo boemo della famiglia o provenienti dal palazzo di città».
Al piano superiore, ecco il pezzo forte della visita, la stanza del Vescovo, monumento di boiserie e intaglio in cirmolo e abete realizzata nel ‘500 per il prelato Sigismondo Alfonso che occhieggia dal ritratto. Splendido il soffitto a cassettoni con stemma, la stufa in maiolica, la porta d’Ercole intagliata con rilievi e sculture lignee e il letto a baldacchino dove si stenta a credere sia possibile dormire senza la visita di un qualche fantasma Thun.
Gli arredi delle altre sale si fanno più aggraziati, il ‘700 e l’800 s’insinuano nell’infilata di camere da letto comunicanti: e vien da pensare come un tempo la privacy fosse poco considerata. Ancora salotti con mobili boemi e Biedermeier, poi quadri, ritratti, consolles e un tavolino da cucito: anche le contesse rammendavano.
Tornati all’esterno si può fare il girotondo del maniero, con gli spalti che regalano panorami incantevoli. E se tantissimo è stato fatto per la residenza, ancora tanto è da fare. Conferma l’architetto Andrea Brugnara della Sovrintendenza: «Per recuperare gli annessi del castello e alcune sue parti ci vorrà altro impegno. Riapriremo il Cantinone, l’ex scuderia di cento cavalli, la facciata verrà rifatta e risistemeremo le chiesette di San Giovanni e San Martino, nelle adiacenze». Per una pausa di riposo riflettendo sugli splendori dei Thun c’è la caffetteria allestita nella torretta detta di Basilio. Dove sorseggiare un buon succo di mela della val di Non.
Dove Come Quando Val Di Non
Dove la montagna profuma di mele
Distese di meleti, e poi castelli, laghi e una mostra da non perdere a Cles per conoscere il passato della valle. E mieli da premio di Auretta Monesi
per informazioni aggiornate attivare i link di riferimento
Passeggiate •
Castelli e rocche, alcuni tuttora abitati e dunque non visitabili, segnano la val di Non. Da andare a scoprire e vedere, anche se solo dall’esterno: il castello di Cles, alto sulle rive del lago di Santa Giustina, castel Valer a Tassullo, castel Nanno racchiuso nella cortina di mura merlate dell’omonimo paese, l’elegante castel Malgolo, nel comune di Romeno. Alcuni si trovano isolati in mezzo ai meleti, altri sono inseriti nei borghi nati tutt’intorno.
Insieme ai meleti e ai castelli, la grande attrazione della valle è, o meglio era, il lago di Tovel, famoso per la colorazione rossa delle sue acque, grazie alla presenza dell’alga Tovellia sanguinea. Il fenomeno, durato fino al 1964, è improvvisamente cessato, e ora lo specchio d’acqua rimane verde-azzurro anche in estate. Merita comunque una gita per il bellissimo paesaggio e per la sua atmosfera solitària. Sulle sue rive, la Casa del Parco (info: 0463/45.10.33) propone una sorta di museo interattivo dedicato all’orso bruno, reintrodotto di recente nella zona.
Valgono delle passeggiate anche i diversi canyon scavati dai torrenti, orridi spettacolari tagliati nella roccia. Alcuni sono attrezzati con passerelle, scale e funi di metallo per visite in sicurezza accompagnati dalle guide; a disposizione impermeabili gialli per evitare gli spruzzi scroscianti. A Fondo si visita il canyon Rio Sass (info: Cooperativa Smeraldo, 0463/85.00.00, con guida da prenotare, 8€).A Romallo,il Parco Fluviale Novella (info: 0463/43.20.64, visita accompagnata da prenotare: 9€). Da Fondo sentieri più facili portano nelle gole del canyon di Gorzana, e sul sentiero del Mondino (info: www. visitvaldinon.it).
I meleti carichi di frutti della vai di Non circondano tutt’intorno l’imponente castello di Cles, edificato nel XII secolo.