ISOLA D’ELBA Livorno
Viste mozzafiato pedalando a est
Un itinerario circolare in bicicletta che regala scorci inediti e panorami spettacolari sul versante orientale dell’isola. Da Capoliveri a Porto Azzurro, Rio nell’Elba e Portoferraio: 60 chilometri che valgono la fatica
TESTI Marco Tenucci FOTOGRAFIE Enrico Caracciolo e Marco Tenucci & Canva Rivista Bell’Italia
Al largo la linea sottile dell’isola di Pianosa, intorno a noi case dalle tinte mediterranee, scalinate e vicoli
La piazzetta di Capoliveri è un luminoso belvedere sul Mare Nostrum. Al largo la linea sottile dell’isola di Pianosa, più discosta la silhouette inconfondibile di Montecristo, all’orizzonte i monti della Corsica, intorno a noi case dalle tinte mediterranee, scalinate e vicoli, che qui chiamano “chiassi”.
Un buon posto per partire alla scoperta del versante orientale dell’isola d’Elba, lungo un percorso ciclistico ad anello di circa 60 chilometri (deviazioni comprese), quasi interamente su strade asfaltate, con saliscendi vivaci ma alla portata di tutti, per il quale conviene comunque usare una mountain bike. Un modo insolito di conoscere l’Elba, quello di affrontarla in bicicletta, che regala forti suggestioni e scorci inediti, e che permette di calarsi dentro la natura dell’isola.
Discesi da Capoliveri e costeggiata la placida laguna di Cala di Mola, dopo 5,7 km si fa tappa a Porto Azzurro, dominato dal forte San Giacomo o di Longone, sede del noto istituto di pena. Voluto nel 1603 da Filippo III di Spagna, il poderoso baluardo rientrava nel sistema di controllo delle rotte navali dello Stato dei Presidi e riecheggiava, con le mura e i cinque torrioni disposti a stella, l’elegante architettura militare della cittadella di Anversa. Una sfida al crescente dominio del Granducato di Toscana e alle fortificazioni medicee della vicina Portoferraio.
Sempre per scopi difensivi nel 1678 fu costruito il forte Focardo, che fronteggia San Giacomo chiudendo strategicamente il golfo di Porto Azzurro. Risaliti in sella ci dirigiamo verso Rio nell’Elba e dopo circa 1 km prendiamo la strada a sinistra per il santuario della Madonna di Monserrato. Un pino gigantesco sembra quasi sbarrarci la strada, poi all’improvviso lo scenario cambia e l’antico eremo svela le sue forme severe.
Saliamo a piedi per il sentiero e gli scalini, in mistica solitudine, circondati da uno scenario dantesco a ridosso di monte Castello. In alto, fra impervi costoni, le capre selvatiche si esibiscono in giochi d’equilibrio.
Fatto costruire nel 1606 dal governatore spagnolo Pons y Leon per venerare l’immagine della Madonna Nera di Montserrat, il piccolo santuario ricalca nell’architettura l’omonimo grande monastero che sorge non lontano da Barcellona, in un’analoga cornice di rocce a strapiombo. La Vergine Nera, copia perfetta di quella catalana, viene festeggiata l’8 settembre con una solenne processione.
Tornati sulla strada principale, 600 metri dopo la deviazione per Monserrato imbocchiamo la stradina a destra (Capo d’Arco-spiaggia di Reale) che conduce alla miniera di Terranera, abbandonata nel 1970, e al sottostante verdissimo laghetto d’acqua sulfurea formatosi in seguito al riempimento di un pozzo minerario. La spiaggia di ciottoli e scure sabbie ferrifere, l’ocra della roccia, le tracce rugginose dei vecchi impianti di lavorazione fanno intuire che stiamo entrando in un prezioso microcosmo archeoindustriale, oggi tutelato dal Parco Minerario che coinvolge i comuni di Capoliveri, Rio Marina e Rio nell’Elba.
Rio nell’Elba è la nostra prossima tappa (9,6 km da Porto Azzurro), prima di affrontare la ripida pedalata – in particolare l’ultimo chilometro prima di scollinare – e poi il sentiero (circa 40 minuti a piedi) che s’inerpica verso il Volterraio, nido d’aquila aggrappato a una rupe in posizione straordinariamente panoramica sulla rada di Portoferraio. Il castello, costruito dai Pisani poco prima del ‘300, ha resistito per secoli alle incursioni di pirati saraceni e di molti nemici che hanno tentato di impadronirsene. Della fortezza si riconoscono oggi le diroccate mura di cinta, la scala d’accesso al ponte levatoio, il cammino di ronda, la torre quadrata, i resti di un forno, pozzi, depositi e sotterranei.
Scesi dalla fortezza, l’asfalto precipita nella macchia fino a un bivio, a 2 km, dove teniamo la sinistra per Portoferraio. Circa 1 km più avanti prendiamo una stradina a sinistra che conduce alla chiesetta di Santo Stefano alle Trane (XII – XIII secolo), il più bell’edificio romanico dell’isola, realizzato in pietra alberese, in una posizione incantevole.
Tornati sulla strada principale, direzione Portoferraio, in località Magazzini si scorge l’ingresso dell’Azienda Agricola La Chiusa, che deve il suo nome al muro che la circonda e racchiude 20 ettari di proprietà, da cui si ottengono rinomati vini Doc e olio extravergine d’oliva Igp. Il fabbricato più antico, con la cantina e la cappella gentilizia, risale al ‘700 mentre la casa padronale con doppia scalinata fu costruita in epoca posteriore ed è nota per aver ospitato Napoleone Bonaparte. Poco più di 3 km separano La Chiusa dalla villa romana delle Grotte (I sec. a.C -1 sec. d.C.), che rivela un raffinato progetto architettonico e una scenografica collocazione in cima a un promontorio affacciato sul golfo di Portoferraio.
CINQUE ITINERARI INTORNO AL MONTE CALAMITA
Capoliveri Bike Park
Ogni anno migliaia di bikers sbarcano sull’isola per ripercorrere i sentieri e i single tracks che nel 1994 ospitarono la prova italiana di Coppa del Mondo di Mountain Bike. Un interesse che ha fatto da motore alla nascita del Capoliveri Bike Park. Nel 1994, infatti, i più grandi atleti del momento – su tutti il vincitore, lo statunitense Ned Overend – descrissero il percorso di monte Calamita come il più bello che avesse mai ospitato una competizione di mountain bike, e più tardi il mensile specializzato Tecno MTB inserì la gara di Capoliveri fra le tre competizioni memorabili dello scorso millennio.
Il Capoliveri Bike Park comprende ora cinque percorsi nel comprensorio del monte Calamita, a partire da quello della gara di cross country “World Cup 1994”: 10 km fedeli al tracciato che vide il duello fra Overend e John Tomac.
Per i più allenati è imperdibile il percorso della Gran fondo “Capoliveri Legend Cup”, teatro della gara che quest’anno si disputa il 15 maggio, con oltre 1.800 metri di dislivello lungo 50 km, passando dal verde della macchia mediterranea al giallo delle ginestre, al blu intenso del mare. Di difficoltà media i due tracciati “Ripa Est”, che apre lo sguardo sul versante orientale del monte Calamità, e “Miniere Ovest”, che si snoda nell’universo archeo-industriale del compendio minerario. Facile e adatto a tutti, il panoramico anello “Calamita” si mantiene in quota, offrendo scorci mozzafiato sulla costa dell’Elba, sulle isole di Pianosa e Montecristo e sulle alture della Corsica. INFO: Capoliveri Bike Park, Capoliveri, loc. Vaccarelle, 338/2.27.70.10 (Davide Luperini), www.capoliveribikepark.it.
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