#Adv Privacy Policy Cookie Policy
Natura&Ambiente

Strada della Malvasia di Bosa Planargia

Il dolce fiume della Malvasia

Si parte da Bosa alla volta della Planargia, chiusa tra verdi valli fluviali, falesie a picco sul mare e antichi vigneti, per degustare un vino da meditazione, tradizionalmente offerto nelle feste più importanti

TESTI ornella D’Alessio – FOTOGRAFIE Gianmario Marras e Roland Holschneider/Corbis Rivista Bell’Italia Sardegna

La Malvasia era il vino buono da offrire il giorno della cresima, alle nozze dei figli o agli ospiti di riguardo. Da bere, tutti i giorni, c’era il rosso, mentre nelle feste comandate si offriva il Girò, un nettare porpora intenso, quasi scomparso.

[wonderplugin_slider id=6]

Ancora oggi in Planargia, spicchio di Sardegna a sud del fiume Temo, ogni famiglia ha una piccola vigna che non supera l’ettaro, e il vino si fa soprattutto in proprio. Sono lontani i tempi in cui si espiantavano i vecchi ceppi, ma il danno ormai è stato fatto e oggi rimangono in tutto 200 ettari vitati, molto parcellizzati. Ciononostante, Giovanni Battista Columbu, classe 1920, oggi aiutato dai figli Gianmichele, Rafael e Angiolagrazia, è riuscito a imporre le qualità di questo vino da meditazione in tutto il mondo; non è stato il primo a imbottigliarlo – ha iniziato Salvatore Deriu nel 1972 – ma è stato il primo a lottare perché la Malvasia fosse iscritta nell’albo delle doc (1972).

Al resto ci hanno pensato Luigi Veronelli, che l’ha definito il vino migliore al mondo, e Mario Soldati che lo cita nel suo libro Vino al Vino. Poi, nel 2004, con l’uscita del documentario Mondovino del regista Jonathan Nossiter, in ogni angolo del globo hanno visto il vigneron bosano sostenere la vinificazione tradizionale a discapito di quella globalizzata. Infine quest’anno la guida dell’Espresso per la prima volta in Sardegna ha assegnato 20/20 alla Malvasia di Bosa doc 2006 di Columbu.
Le quantità prodotte sono esigue (35.000 bottiglie l’anno), ma il successo è abbondante: perfetta sia come aperitivo sia come dessert, la Malvasia di Bosa di Columbu si sposa a puntino con la cioccolata.

[wonderplugin_slider id=7]

*

Le foto: Giovanni Battista Columbu, patriarca dell’Azienda vitivinicola Columbu, produttrice della Malvasia di Bosa, bianco secco doc, e di Alvarega, Malvasia della Planargia, bianco amabile igt . Vigne di uve Malvasia Sarda nelle campagne di Modolo, sede dell’Agenzia Vinest, punto di passaggio obbligato per chi percorre la “Strada della Malvasia”. Uno dei numerosi murales di Tìnnura (OR); il colle di Serravalle, sormontato dal Castello dei Malaspina (1112) e circondato dalle vecchie case di Sa Costa, il nucleo storico di Bosa, unica città fluviale della Sardegna; un vicolo tra le vecchie case color pastello di Sa Costa.

Un calice di questo nobile paglierino può essere il pretesto per visitare la Planargia che dalle spiagge di sabbia di Bosa Marina e Porto Alabe si spinge all’interno, tra dolci rilievi ammantati di vigneti, borghi arroccati e le acque del Temo. Si parte dal centro storico di Bosa, uno dei “Borghi più belli d’Italia”.
Nel Museo Civico Casa Deriu, tra i palazzi affacciati sull’elegante corso Vittorio Emanuele, ricchi di affreschi e poggioli in ferrobattuto, ha sede la “Strada della Malvasia di Bosa”, la prima nata in Sardegna. Qui si possono assaggiare tutte le etichette prodotte in zona. Mentre il primo piano del museo conserva l’arredo autentico di una residenza signorile ottocentesca e un’esposizione di pregiati filet, l’ultimo piano custodisce le opere dell’artista bosano Melchiorre Melis, importante esponente artistico della prima metà del Novecento.

Nel palazzo di fronte, ha sede la Pinacoteca Civica Antonio Alza, uno dei protagonisti dell’arte contemporanea. Tra le viuzze del centro si apre la Cantina Columbu, ma i suoi vini si possono degustare anche alla nuova Osteria della Malvasia Su Camasino: tra le mura dell’antica cantina di un palazzotto, Vanna Mazzon, con il savoir faire friuliano, versa e spiega ogni vino. Dopo aver ammirato il ciclo di affreschi all’interno della chiesetta nel castello medievale di Serravalle, appartenuto ai Malaspina, sopra al quartiere Sa Costa, e Sas Conzos, le vecchie concerie sul fiume, si sale lungo la statale 129 bis per cinque chilometri, verso i primi vigneti. In località Su e Giagu, vale una sosta l’azienda vinicola Mario Carlo Porcu che per la corretta esposizione dei filari produce un’ottima Malvasia.

[wonderplugin_slider id=8]

*

la chiesa romanica diSanPietro(XI-XIII sec.), sulla sponda sinistra del Temo, a Calamedia, presso Bosa; l’insenatura di S’Abba Druche (“Acqua Dolce”), suddivisa in 3 calette di sabbia dorata e ciottoli di fiume, 4 km a nord di Bosa.  l’etichetta della Malvasia di Bosa doc prodotta dall’azienda vitivinicola Fratelli Porcu di Modolo; Emidio Oggianu, proprietario dell’omonima azienda di Magomadas.  la Malvasia Rustica di Tresnuraghes;

Da Modolo iniziano i cartelli che indicano la quarantina di chilometri della “Strada della Malvasia di Bosa”, ma chi ama viaggiare in libertà può perdersi nelle stradine laterali di campagna e godere del silenzio e della bellezza selvaggia dei luoghi.
Arroccato su un gradino roccioso tra vigneti, campi coltivati e case rurali, spicca il paese di Magomadas, sede del Museo del Vino (che si visita prenotando allo 0785/3.53.23). Qui si trova anche l’azienda vinicola Zarelli che produce soprattutto Malvasia, mentre le vigne della Cantina Oggianu si trovano a Badde Nuraghe, in prossimità della frazione di Santa Maria del Mare.

In tre chilometri ecco il borgo di Flussio, sede della Cantina Sociale; lungo le viuzze del paese, in estate, sono esposti e in vendita i tradizionali cesti di asfodelo, salice e canna. Senza soluzione di continuità si entra nel paesino di Tinnura con i suoi coloratissimi murales sui mestieri e sulla vita rurale del territorio. Verso ovest si ritorna in direzione di Tresnuraghes, per scegliere se scendere alla spiaggia di Porto Alabe, passando tra campi, mari e uliveti, o addentrarsi nel territorio fin dove i vigneti sfumano nei pascoli e nella macchia mediterranea.

In questo caso, dall’abitato s’imbocca la strada campestre per Foghe che corre in quota per circa otto chilometri lungo la costa, con ampi scorci sul mare e sui pascoli, qui sempre verdi per il clima e l’esposizione. Non ci sono vigne, ma la natura continua a dar spettacolo e i suoi aromi intensi si ritrovano in ogni calice di Malvasia. La strada termina ai piedi della torre saracena Foghe, affacciata sulla foce del Rio Mannu e su una falesia a strapiombo sul mare dove muore il maestrale dopo aver galoppato per tutto il Mediterraneo. In lontananza il profilo dell’isola di Maldiventre.

Tre chilometri prima della torre, si può imboccare il bivio a sinistra per raggiungere la chiesetta campestre di San Marco, affacciata su un profondo canyon in cui spiccano alcune domus de jana raggiungibili a piedi. Verso est si superano le suggestive rovine inghiottite dalla vegetazione di una vecchia cartiera sabauda dei primi dell’Ottocento. Ancora tre chilometri verso l’interno ed ecco la collina di Santa Vittoria con il suo santuario campestre; all’orizzonte gli stagni di Cabras e la penisola di Capo Frasca, alle spalle le montagne del Muntiferru, con la cattedrale di Santa Maria della Neve che domina l’abitato di Cuglieri. Qui trionfa sempre il silenzio, anche d’agosto. L’apice del clamore lo si è raggiunto solo quando George Clooney è venuto in vacanza con Elisabetta Canalis, originaria di Tresnuraghes, ma sono bastate poche ore perché la tranquillità riavvolgesse di nuovo tutto, dai vigneti alle falesie sul mare di Cabu Nieddu.

ALLA SCOPERTA DELLA PLANARGIA

Da Macomer a Bosa, a bordo del Trenino Verde

Lungo i 46 chilometri di questa antica tratta ferroviaria a scartamento ridotto, costruita nel 1888. si attraversano vigneti, ampie distese di pascolo delimitate da muretti a secco, greggi di pecore e nuraghi. Il punto più alto della tratta è la fermata di Bara (537 m), da cui si procede poi in lenta discesa verso il mare. Il trenino sbuffa tre volte alla settimana, fino al 18 settembre. Il mercoledì si parte da Bosa Marina alle ore 9,15 per Macomer con la carrozza
storica e la guida a bordo del treno; si sosta a Tresnuraghes, per la degustazione di Malvasia e di dolci, e all’abbazia cisercense di Santa Maria di Cortes per una visita guidata.

Arrivati a Macomer, si visita il museo etnografico “Le Arti Antiche” e si pranza al sacco con prodotti tipici; poi, si rientra in pullman. Il costo dell’escursione è di 39 €, tutto compreso. Venerdì e domenica sono previste soste diverse. Info: 0785/74.30.44, 347/9.48.13.37, www. esedraescursioni. it.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!