Carignano la strada Il rubino del Sulcis
Strada del Carignano Sulcis Iglesiente
Il rubino del Sulcis Ha un profumo intenso e complesso il Carignano, come la sua terra
Terre di miniere e di tonnare, quella a sud-Ovest dell’Isola è una regione ospitale, da scoprire insieme al suo vino, l’antico e profumatissimo Carignano dai riflessi rosso scuro
TESTI Laura Campo – FOTOGRAFIE Alessandro Addis/Spexi da Rivista Bell’Italia Sardegna Sulle strade del vino
E’ il vino che viene dal mare, coltivato fin da tempi antichi su terreni sabbiosi e resistente ai venti salmastri. Grazie a queste caratteristiche, il pregiato Carignano (dall’assiro Karanu, “dedicato al sommo dio”), vitigno autoctono del Sulcis e Doc dal 1977, ha resistito al grave attacco di fillossera che, più di un secolo fa, ha distrutto le vigne europee. Oggi questo corposo rosso, color rubino e dal bouquet intenso, è tornato a essere un’eccellenza, rivalutata anche a livello internazionale, cui è stata dedicata la “Strada del Carignano”.
Questo percorso è un vero e proprio filo rosso da seguire alla scoperta del Sulcis, facendo tappa tra vigneti e cantine, ristoranti e agriturismi, esplorando inusuali percorsi di cultura e natura, tra archeologia industriale e musei d’arte, spiagge di dune e coste selvagge, borghi millenari e dolci campagne. Il viaggio in questi millecinquecento chilometri quadrati di genuina Sardegna, compresi nella provincia di Carbonia-Iglesias, inizia proprio da una delle due ‘capitali’, Carbonia, un libro aperto che racconta la ricca storia mineraria di questi luoghi, inseriti nel Parco geominerario, storico e ambientale della Sardegna.
LUNGO LA COSTA DELLE MINIERE
La straordinaria ricchezza del sottosuolo e le vicende legate all’industria estrattiva del Sulcis rivivono oggi nel Museo del Carbone, ricavato nell’ex miniera di Serbariu: qui restano intatti i locali della lampisteria dove i minatori si cambiavano e ritiravano le lampade prima di scendere nell’oscurità, la galleria sotterranea dove si estraeva la materia prima e la grande sala degli argani con cui si manovrava la salita e la discesa delle gabbie che trasportavano i lavoratori e i contenitori carichi di carbone. L’itinerario sulle tracce degli ex siti metalliferi recuperati e aperti al pubblico prosegue lungo la spettacolare “Costa delle miniere” tra Nebida, Masua e Buggerru. In questo tratto, ad accogliere i visitatori c’è Porto Flavia, spettacolare galleria di carico di piombo e zinco, a picco sul mare, di fronte allo scoglio calcareo del Pan di Zucchero.
Poco lontano, si stagliano i maestosi resti della Laveria La Marmora dove si ripulivano un tempo i materiali estratti; con i suoi solitari archi in mattoni e le alte ciminiere battute dal vento è oggi un muto testimone dei duri tempi trascorsi. Impressionante complesso edificato tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento è l’ex miniera di Monteponi a Iglesias, la seconda ‘capitale’ di questa giovane provincia. Qui vale la pena concedersi una passeggiata nel compatto centro storico, assaggiare gli squisiti piatti di pesce del ristorante Gazebo E Medievale e far scorta di ottimi dolci tipici nel laboratorio-pasticceria Invidia, il più antico della città.
Si ridiscende verso Carbonia per scoprire, tra Giba, Nuxis e San Giovanni Suergiu, un entroterra caratterizzato da antichi villaggi contadini e borghi storici vocati all’ospitalità, come il bellissimo Is Loccis, con vista sulle isole di Sant’Antioco e San Pietro, o il borgo medievale di Tratalias, abbandonato per 30 anni e da poco recuperato. Stretto attorno alla preziosa cattedrale romanica di Santa Maria di Monserrato, Tratalias è stato completamente ristrutturato e riportato a nuova vita: le antiche case sono oggi rinate come botteghe, sedi di laboratori artigianali, ristoranti o alloggi nello stile dell’albergo diffuso e ospitano corsi, festival di antichi mestieri, concerti e rivisitazioni storiche.
E proprio da queste parti si trovano tre delle cantine incluse nella “Strada del Carignano” dove fermarsi a degustare o acquistare il celebre rosso che si abbina perfettamente alle paste fatte in casa (lorighittas, fregola, ravioli di borragine e ricotta), alle carni (di pecora, capra, capretto, maialino e tagliate di bue) e ai formaggi pecorini e caprini. La prima tappa è a Santadi dove si apre l’omonima storica cantina del Sulcis, solido punto di riferimento per i grandi rossi come il Terre Brune, Carignano doc superiore, e il Rocca Rubia; ottimi, qui, anche i nettari dei vitigni tradizionali a bacca bianca, quali Vermentino, Nuragus e Nasco.
Poco più a nord ecco Ciba con l’innovativa azienda 6Mura, cantina, centro culturale e spazio espositivo che affianca vini e opere d’arte contemporanea. L’azienda produce Carignano in purezza, Vermentino, grappe e olio di eccellente qualità. S’imbocca poi la strada verso Sant’Anna Arresi per raggiungere la cantina Mesa, in località Su Baroni. Aperta nel 2006, è una delle più recenti del territorio, ma si è già fatta conoscere come uno spazio raffinato, inserito all’interno di uno spettacolare edificio di design, progettato da Cavino Sanna, ex guru della pubblicità, oggi imprenditore vitivinicolo. L’azienda, con 70 ettari di vigneti, soprattutto a Carignano e Vermentino, è a due passi dal mare e dalla spiaggia di Porto Pino, una delle più intatte della Sardegna, con i suoi quattro chilometri di sabbia finissima, circondati da una pineta spontanea e caratterizzati da un sistema di dune e stagni che formano un’importante zona umida per fenicotteri rosa, garzette e martin pescatore.
Ultima tappa dell’itinerario è l’isola di Sant’Antioco, tra calette solitàrie, resti di antiche torri e tonnare. I vivaci centri come Sant’Antioco e Calasetta, sono ricchi di tesori culturali come il Civico Museo d’Arte Contemporanea, il Museo Archeologico Barreca e l’insolito Museo del Bisso dove espone le sue opere Chiara Vigo, depositaria dell’antica arte della tessitura della “seta del mare”, ricavata dai filamenti secreti dal mollusco Pinna nobilis.
Nella piccola isola sulcitana non mancano le tappe golose: la Sardus Poter e la Cantina di Calasetta sono aperte per visite, degustazioni e acquisti. Un ristorante d’eccezione è quello di Achille Pinna (“Da Achille”), giovane chef sulcitano, che propone una cucina creativa, saldamente ancorata alla tradizione locale e con originali influssi orientali. Una cucina che esprime al meglio il carattere del Sulcis Iglesiente, terra millenaria che ha saputo conservare la propria identità, guardando al futuro.
[wonderplugin_slider id=5]
*
Descrizione foto:
# Il rosso da uve Carignano a riposo in una damigiana chiusa con foglie di fico, in una cantina di Calasetta.
# un volo di storni nella luce radente di Sant’antioco
# l’enologo Dino Dini, delle cantine Sardus Paterdì Sant’Antioco, controlla le viti in una delle storiche coltivazioni di uve Carignano dell’isola. Queste vigne, coltivate per lo più a piede franco e ad “alberello latino”, hanno in media 70 anni, talvolta 150, e danno una resa contenuta (mai oltre i 50 quintali per ettaro), ottima per la produzione di vini da lungo affinamento.
# uno scorcio della Laveria La Marmora, eretta nel 1897 a strapiombo sul mare, presso Nebida, per rendere più agevole il trasporto e il commercio dei minerali. L’impianto, attivo sino alla metà degli anni Trenta, è stato restaurato nel 1998.
# la spiaggia di Porto Pino, nel comune di Sant’Anna Arresi (CI). Esteso per oltre 4 km, l’arenile ha alle spalle una pineta naturale formata da rari pini d’Aleppo ed è celebre per le sue alte dune di sabbia bianca e sottile.
# la settecentesca tonnara di Perdas Nieddas (“Pietre Nere”), attiva sino al 1932, lungo il litorale di Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco;
# l’antico metodo di riproduzione per propaggine di una vite di Carignano e alcuni grappoli maturi pendenti dai tralci. Nel Sulcis, un’antichissima pratica colturale di rimpiazzo delle fallanze è il metodo della “propaggine”: un tralcio viene piegato e interrato per dare origine a una nuova pianta di vite.
# il faro di Mangiabarche (1939) sull’isola di Sant’Antioco;
# barrique per l’invecchiamento di uve Carignano presso la Cantina di Santadi.
# la campagna di Calasetta, a nord dell’isola di Sant’Antioco.